domenica 12 febbraio 2012

Sono un supereoe

Ho scoperto di aver acquisito un super potere. non mi capacito di come questa cosa sia accaduta, non sono stato colpito da un fulmine, morso da un ragno radioattivo, non vengo da un altro pianeta e non sono uno scienziato vittima di un tremendo incidente nel suo laboratorio. però ho acquisito questo super potere incredibile. deve essere arrivato con l'anno nuovo, non so. forse mi è stato concesso questo super potere per potermi godere gli ultimi mesi di vita sulla terra prima che il 20.12.2012 non ci spazzi tutti via o non ristabilisca l'ordine naturale delle cose sterminando un po' di bianchi e salvando i negri come suggerito da questa notevole pellicola. Insomma, ho acquisito questo super potere: riesco ad evitare di pagare le multe sugli autobus. 
mi è già successo due volte nel giro di meno di un mese, in due località diverse. direi che l'argomento può essere trattato come quello della santità nella chiesa cattolica, quindi se riesco a raggiungere i tre eventi allora mi si dovrà riconoscere questa abilità. 
Ovviamente, come alcuni sicuramente vorranno puntualizzare, è facile avere il superpotere di evitare le multe sull'autobus, basta pagare il biglietto. non posso certo darvi torto. tuttavia, essendo un fannullone sfigato (®Michel Martone, il nostro idolo) e soprattutto essendo un procrastinatore, puntualmente ogni mese il mio proposito di farmi l'abbonamento sfuma perché me ne ricordo sempre oltre alla metà del mese e "allora non vale più la pena farlo, no?". questo vale in particolar modo per la mia vita bolognese, a trieste ci vado ogni tre mesi e non avrebbe senso.

La prima volta che il mio superpotere si è manifestato ero a trieste. ero anche in ritardo, tanto per cambiare e stavo andando a prendere il treno per tornare a bolo. prendo la 20 al volo alla luminosa e con un leggero fiatone mi accomodo nello spazio riservato alle sedie a rotelle, così almeno sono sicuro che nessuna vecchia scassa cazzi reclami il mio posto. dalla luminosa alla stazione ci sono due fermate, io ho il fiatone, a trieste i controllori non salgono mai e poi cazzo, devo andare a prendere il treno. in piazza oberdan scendono uno paio di persone e sale lui, il controllore. se avessi preso ripetizioni da emma sulla fisionomia dei controllori triestini probabilmente lo avrei individuato subito, ma non sarebbe cambiato molto. mancando qualsivoglia tipo di dispositivo a trieste per la produzione di biglietti in vettura, mi metto il cuore in pace e mi preparo a ricevere la multa; se non altro la stazione è la fermata dopo ed è il capolinea quindi non c'è rischio di rimanere a bordo.
succede però qualcosa di inaspettato (ma forse neanche tanto): una delle due ragazze di fronte a me non ha il biglietto e il controllore, che contrariamente a quanto succede a bologna, fa i controlli da solo invece che in coppia, si ferma a farle la multa. una fiammella di speranza si accende in me e più il tempo passa, più la speranza si fa forte. tuttavia la certezza è ancora lontana, aiutata soprattutto dalla sempre soddisfacente onda verde di via carducci, piazza dalmazia e via ghega.
mentre con incredibile fake nonchalance mi giro verso la porta e mi metto in posizione discesa, pronto a fare orecchie da mercante all'eventuale controllore che mi chiedesse il biglietto durante la discesa, un delicato odore di vinazza, mi investe. mi giro verso la fonte e noto un simpatico giovine triestino ANTI, che come tutti i triestini alternativi è un po' un crossover: un po' punk, un po' metallaro, un po' freak ma soprattutto, in questo caso, devastato (sono le quattro e mezza del pomeriggio). con un braccio attaccato al palo, dondola e biascica frasi di difficile comprensione ma dal contenuto più o meno sul genere "e ma non proprio questa volta che non ho il biglietto...dai che siamo quasi arrivati in stazione...dai che ce la facciamo...". preparo allora mentalmente un piano infallibile: se il controllore dovesse arrivare, fingerò di avere il biglietto ma infilato proprio in fondo alla tasca dei jeans o nel portafogli, dicendo che lo tiro fuori subito, sperando nel fattore "rabbia dell'imbriago molesto against ordine costituito". tutto inutile: il controllore, forse disgrafico, quando arriviamo in stazione è ancora là che compila il blocchetto con carta carbone e confronta il documento con quanto scritto. le porte si aprono, scendo e con uno sprint esco dalla zona delimitata dalle linee gialle con scritto bus (ché una volta al liceo mi avevano chiesto il biglietto appena sceso dall'autobus perché ero ancora nella zona della fermata). multa scampata.

La seconda volta invece è successo l'altra sera, in una notte buia e tempestosa, al ritorno da una cena con amici. salgo sull'ultimo autobus regolare, quello tipo delle zerozerocinquantanove o un orario del genere, imbacuccato e sempre con il mio librino elettronico. in autobus ci saranno 15 persone, i posti a sedere liberi non mi piacciono e mi metto, come di consueto, appoggiato alla sbarra del divisore del posto per le carrozzine/sedie e a rotelle. sono le zero zero59, o forse è già l'una e qualcosa, insomma, ci siamo capiti dai. in tutta tranquillità aspetto la mia fermata. fuori non si vede un cazzo perché tutti i finestrini sono lerci di neve sciolta, grigi.
ad una fermata imprecisa (che si scoprirà poi essere la penultima prima di casa mia) sento una tipa che chiede all'autista di aprirle la porta per scendere: non aveva suonato la campanella. mi si ferma il cuore. mi dico "no dai, non è possibile". guardo la porta davanti e vedo entrare un uomo serissimo, ma sembra solo. dietro di lui una donna giovane. sembrano due innocui passeggeri ma non appena l'uomo serissimo arriva davanti alla macchinetta dei biglietti, si drizza in tutta la sua statura e pronuncia le fatidiche parole "signori...biglietti prego". quei tre punti di sospensione fra signori e biglietti prego, sono il momento in cui ti rendi conto dell'inevitabilità della vita, in cui anche se hai 12 anni, percepisci che tutti dobbiamo morire, un giorno. inoltre la giovane donna dietro di lui non è altro che una controllora. è la prima volta che incontro una coppia mista, di solito erano solo uomini e salivano uno da davanti e uno da dietro schiacciando i passeggeri in una morsa di carta carbone.
il cuore si ferma. la rassegnazione prende il sopravvento.
l'uomo serissimo percorre l'autobus e si mette a controllare in fondo, la donna rimane davanti. io sono appoggiato con la panza alla sbarra in direzione autista, non vedo cosa succede dietro di me e non mi giro mai a guardare. mentre la donna controlla un paio di biglietti mi accorgo che la prossima fermata è la mia. una signora, a cui è già stato controllato il biglietto, suona il campanello e si mette alla porta. dell'uomo serissimo non ho notizie, ma dato che ancora non è venuto a bussarmi sulla spalla immagino che stia facendo una multa. tengo gli occhi fissi sulla donna, che dopo aver controllato un paio di biglietti, trova la vittima sacrificale. la tensione è al massimo. mancano pochi metri alla fermata e la donna comunica all'uomo serissimo che lei deve scendere con il signore e che quindi si salutano qui. poi dice all'autista di non aprire le porte centrali e informa che chi volesse scendere lo dovrà fare da davanti.
vedo la luce in fondo al tunnel.
l'autobus si ferma. la signora controllata che ha suonato il campanello ovviamente non ha ascoltato/capito un cazzo di quello che deve fare e quando si gira con faccia stupita nella generica direzione dell'autista, la controllora le rispiega che deve uscire da davanti. scendono anche due ragazzi che stavano seduti davanti a me. metto il librino elettronico in tasca, sigillo con la zip e mi immetto nel flusso. la controllora scende e va sul marciapiede con il multando approfittando di un sentierino nella neve alta sessanta centimentri. io scendo, prendo la direzione opposta e dopo un paio di metri, constatato che non c'è nessun fottuto sentierino da questa parte, passo sul marciapiede scalando la collina di neve e merda grigia. non mi giro mai indietro e dopo aver fatto il doppio della strada per viuzze completamente ricoperte di neve arrivo finalmente a casa.