mercoledì 13 giugno 2007

Kein Schwanz ist so hart wie das Leben. per chi non ama l'alemanno, la locuzione può essere sommariamente tradotta con "nessun cazzo è tanto duro quanto la vita". il chè tutto sommato è vero. a parte che leggevo su un blog una storia di peni che non si erigono, comunque la succitata frase, rivelatami con un che di sapienza dal mio caro coinquilino daniel mi ha esaltato. passando ad altro, oggi ho avuto il mio classico momento di odio assassino per la ciccia spagna barbara, al corso di tedesco. per l'ennesima volta ha manifestato un comportamento da ritardata 13enne. oggi però due volte in una giornata sola. prima, durante la classica correzione dei compiti, quando teneva il libro a mo di giornale perché siccome non aveva fatto i compiti dentro ci teneva il libricino con le risposte:

I. sei triste

II. possibile che non abbia ancora capito che non gliene fotte a nessuno se non hai fatto i compiti, che per incisio, tralaltro, quelli di oggi erano così cagoni che li potevi fare anche a vista?

III. sei triste

IV. sei triste

V. la vuoi smettere di fare la sfigata? ti prego.

non soddisfatta, qualche tempo dopo ha fatto una scenata perché miguel (mexico) e ryo (japan [da leggere "n'p' ", dove la n' sta per un suono nasale che simile ad uno ja, ma solo pronunciata solo nel naso come anche p', sempre pronunciata nasale con accenno di a. così parlava una mia vecchia compagna di corso sempre giapponese, m's'k' ]) stavano parlando dei cazzi loro invece che fare l'esercizio che ci era appena stato assegnato. zittitili si è voltata verso di me, che nel frattempo tentavo di comprendere con occhi persi il motivo di tale malcontento, cercando approvazione con una di quelle facce a metà tra il sorriso nervoso e il finto fastidio e borbottando qualcosa in spagnolo tipo "tio, no es posible". ho accolto la sua ricerca di consenso sbattendo le palpebre una volta. se avessi potuto mi sarei impiccato seduta stante al sottobanco dalla noia. poi l'ho guardata. credo che la forma dei miei occhi abbia assunto un inclinazione quasi verticale, alla sailor moon, e le ho detto "ma-per-fa-vo-re". lei ha riso. non c'è un cazzo da ridere cogliona. tu e la tua bottiglietta d'acqua di plexiglass comprata da starbucks con il tappone azzurro che si svita. uno di questi giorni ci piscio dentro e poi ti ci spacco la testa. ieri ho incontrato una spagnola strafiga che conosco da un po' (che credo solo tena abbia visto, ma non ne sono sicuro), la quale prima di rinunciare alla mia compagnia per il tedioso corso di tedesco, mi ha chiesto il numero di cellulare. io, che posso vantarmi di essere uno degli unici erasmus a conoscere il proprio numero a memoria, l'ho prontamente dato e mi sono fatto fare un squillo. lei leggiadra se ne va, io faccio per salvare il suo numero in rubrica, vado in automatico. scrivo "raquel gnocca" e poi OK, OK. peccato che non stessi salvando il numero ma stessi inviando un messaggio al quel numero. ho pensato che avrei potuto scriverle un II sms. ma poi ho pensato che non me ne fregava un cazzo. tanto alla fine è vero che è figa. la prossima volta che la vedo le chiedo se ha ricevuto un messaggio criptico da me. sempre che me lo ricordi. boh, è tardi, c'ho sonno. vado a letto.

bah