martedì 24 luglio 2007

l'altro giorno mi alzo presto per andare in municipio con il mio coinquilino: lui doveva farsi la carta di identità per l'erasmus che andrà a fare 12 mesi a venezia (e del quale non ha ancora detto niente a sua madre), io per fare l'abmeldung, cioè dirgli che non abiterò più a colonia da domenica (scorsa). attendiamo mezz'oretta in una sala che sembra un cinema solo che sullo schermo al posto del film c'è una schermata con proiettata una pagina con gli sportelli e il numero che viene chiamato, e ogni volta che cambia il numero fa il suonino di partenza di wuindows. c'era anche il coso per prendere l'acqua, quello da ufficio. altro che uffici italiani. ciononostante non è tutto oro quello che luccica. arrivato il nostro turno entriamo nello stanzone pieno di scrivanie e gi dirigiamo alla postazione 4, credo. ci sediamo. la tipa ci guarda e io le dico "devo fare abmeldung". lei guarda preme un paio di tasti, fa un paio di click. poi mi chiede "perché" e io le spiego che il mio periodo di studio all'estero è finito. alché giustamente lei mi chiede un documento per sapere chi sono e cancellarmi dalle loro liste. io le porgo gentilmente la mia carta di identità greca, che ricordiamo è valida in tutt'europa perché scritta anche in caratteri latini. lei, come tutti quelli che vedono la mia carta di identità greca, guarda perplessa e cerca le informazioni dal lato della fotografia; le idico gentilmente che le informazioni che le servono sono dall'altro lato e che la seconda riga è il mio cognome in latino, mentre la quarta è il mio nome. la nona è la mia data di nascita, a trieste, italia. lei un po' scocciata ficca le informazioni nei camp di ricerca, preme ok. attendiamo qualche secondo. "non esisti nella banca dati". io le dico che è impossibile perché sono venuto a registrarmi a settembre. Alché, cominciando già a borbottare qualcosa sul mio documento, mi ricerca solo per data di nascita. ancora nessun risultato. ci scambiamo qualche battuta e io accenno al fatto che la registrazione la feci con il mio passaporto italiano. lei è su tutte le furie "non è assolutamente possibile che ti registri con un documento e ti sregistri con un altro". io la guardo con le palpebre a metà occhio e il disprezzo e accenno al fatto che quello che ha in mano rimane pur sempre un documento autentico valido in tutta la (fottuta) europa. lei borbotta. fa ancora qualche ricerca (immagino inserendo solo il mio cognome, che sarebbe stata la cosa più logica) e mi trova, mi chiede se il domicilio corrisponde, io le dico di sì. salta fuori inoltre che la tipa che mi aveva registrato a settembre aveva segnato una data di nascita sbagliata, il 25 invece che il 27 maggio. la tipa approfitta per tornare all'attacco, mi dice che come fa lei a sapere che non è sbagliato il mio documento greco e che è giusto quello del passaporto? io non commento nemmeno. lei dice "vabbè, per questa volta passi, pero sappi che questa è una eccezione, non si potrebbe fare senza il tuo passaporto". ma quale eccezione brutta faccia di merda, il mio documento è valido e tu non devi rompere il cazzo. si alza e va a corregere quel che doveva correggere. poi torna e tenta l'ultimo affondo. prende la mia carta di identità e fa "e questa data cos'è?"
"quella è la data di rilascio del documento"
"ma qui c'è solo una data, come faccio a sapere che non è la data di scadenza invece che quella di rilascio? stiamo facendo un eccezione, ricordatelo". potrei perdere tempo a dirle che avrebbe potuto preparsi meglio a fare il suo lavoro dimmerda e sapere che le carte di identità greche non hanno scadenza, ma sarebbe appunto una perdita di tempo.
mi dà il mio pezzo di carta e passa a daniel. lui compila un paio di fogli, consegna nuove foto, firma due pezzi di carta e andiamo. lo so che lei crede di aver vinto. siamo quasi usicti dal municipio quando d'improvviso cambio idea. mi volto e con passo lento e sicuro, mi dirigo verso l'ufficio, entro, lei è seduta là, alla scrivania numero 4. mi avvicino, monto sul tavolo mi calo pantaloni e mutande con una mossa rapida e le lascio una cagata semiliquida sulla tastiera. afferro qualche foglio, documenti moduli immagino, e mi ci spazzo il culo. le getto la carta smerdata addosso. poi sfilo il portafoglio dalla tasca lo apro, prendo la carta di identità e gliela porgo
"puoi andare a denunciarmi con questa, merda"

mercoledì 11 luglio 2007

mancano undici giorni alla mia partenza dalla germania, che non sarà proprio definitiva perché tornerò qualche giorno a riprendere la roba che lascio qui, ed è giunto il tempo di fare un paio di conti, tirare lo somme, fare il punto. qualcuno conosce qualche altra frase fatta, qualche altra ausdruck? comunque no, non ho nessuna intenzione di fare un paio di conti. piuttosto potrei copiare un post che scrissi (questo passato remoto è la più tangibile prova della pessima influenza delle mie amiche napoletane. angela, lo so che prima o poi leggerai: sentiti in colpa) qualche tempo fa, ma non ho voglia di tirarlo fuori dallo zaino.

stanno commercializzando un nuovo cesso negli USA, con un sito da urlo con donnine che ti spiegano quanto sia figo e comodo usare questo nuovo cesso. sostanzialmente è un cesso che quando hai finito di fare i tuoi bisognini (mi vengono in mente le discussioni con i miei coinquilini "io vado al cesso" "vai al cesso in grande o in piccolo?" "in grande" "allora lascia andare prima christoph che deve solo pisciare") ti spara acqua e sapone in figa e buco del culo (o sacchetto e buco del culo, a seconda del sesso. o ambedue, chissà), poi dell'arietta calda ti asciuga "lì sotto". ce ne sono vari modelli. più vai avanti e più la roba diventa techno, mi par di ricordare che le figate dell'ultimo modello (nonché più costoso) fossero per l'appunto l'arietta calda, il telecomando con cui regolare il flusso dell'acqua (a getto continuo, alernato, doccetta, calda, fredda) e la temeperatura dell'aria, la ciambella riscaldata e per finire il coperchio del cesso che si alza quando arrivi (cellula ad infrarossi). quest'ultimo gadget fa sembrare il cesso quasi un cagnolino: ti avvicini, lui spalanca la bocca sperando che tu gli dia un dolcetto come regalo. e tu il dolcetto glielo dai. al cioccolato