lunedì 17 dicembre 2007

il mio computer ha deciso che ogni trenta giorni impazzisce, impedendomi di scrivere con la tastiera e mandando in tilt anche il mouse. non che la cosa mi impedisca di friggermi il cervello davanti allo schermo con un giopad in mano, ma un pò mi scuote perché è come se si ammalasse: bum, di colpo decide di impazzire e poi, altrettanto inspiegabilmente, torna a funzionare dal nulla. evabbe. comunque l'altro giorno, con il mio amichetto del cuore, sono andato a fare la classica spesa al supercoop. o forse è un ipercoop. quando sarò grande costruirò il primo ultracoop. cazzo, il nome è molto più accattivante. poi faccio la sottomarca economica che si chiama ultra. non come quella tristezza gialla e bianca con l'eurino (massimo rispetto, comunque. senza di te, marca gialla e bianca con l'eurino, la mia vita sarebbe senz'altro più triste. soprattutto senza il tuo mezzo litro di birra a 35 cent), la mia marca si chiamerà ultra: pomodori pelati e a pezzi ultra, birra ultra, pasta ultra, wafer ultra. ultra. comunque, all'uscita siamo passati dalla scorciatoia in mezzo al parchetto oscuro e su un lato della coop abbiamo letto LA frase, scritta con una bomboletta verde: "un uomo morto non stupra" firmato con due simboli femminili legati, il tondino con la croce. se non mi ricordo male è una specie di movimento di ultrafemministe oltranziste; le preferisco alle femministe winx (vedi rubrica di daria bignardi[tvb] sul vanity fair di una paio di settimane fa), ma pur sempre un po' eccessivo. io ho immediatamente sentenziato che "un uomo morto non stupra ma un uomo stupra un morto". rielaborazione onesta, ma puritana. c'era bisogno di un po' più di verve, fornita quasi in contemporanea dal mio amichetto del cuore che ha concluso con "un uomo morto non stupra: a tuo padre però è riuscito".

se ne avete una migliore (praticamente impossibile), prego rendetemi partecipe.

lunedì 26 novembre 2007

sono venuto dal soggiorno articolando chiaramente queste due parole

"porco dio, porco, porco, porco, dio, dio, dio".

come ho già spiegato a molti miei conoscenti faccio uso di queste due parole in quanto rappresentanti delle mie radici cristiane, insieme all'accettazione del sistema di datazione basato sulla nascita di cristo, quando potrei tranquillamente prendere come spartiacque la prima olimpiade, la battaglia delle termopili o l'anno di incoronazione di giuliano detto l'apostata. rulez. ho notato che queste radici cristiane mi salgono dal profondo ad un ritmo preoccupante quando guardo il treno dei desideri. o forse ad un ritmo rassicurante. ad un ritmo giustificato. comunque, avendo visionato anche parzialmente c'è posta per te (l'altro grande programma del sabato sera) sono giunto alla più che ovvia conclusione che, pure sui programmi carramba, mediaset batte rai 10 a zero. beninteso, il fascino da vacca da latte della clerici continuerà a stuzzicare le mie voglie segrete (le sue tette sono un ossessione, che trasformo in pulsione [ho preso lezioni dal mio coinquilino] quando, facendo l'insalata, spezzetto la mozzarella con le mani, stringendola fra due dita finchè non se ne stacca un pezzo). e anche la voce da tranello di maria de filippi mi inturgidisce il capezzolo sinistro (e molti di voi sanno che il mio capezzolo sinistro è il dormiglione fra i due). comunque tranello batte vacca da latte su ospiti internazionali, abilità di conduzione, vestiti dei partecipanti (ma chiccazzo ci sta alla rai a vestire gli asociali che si sputtanano a sti programmi? hanno un concetto di benvestire deviato, tipo quelli che pensano che farsi le seghe comunitarie quando si è adolescenti sia normale). in più (ma questo poi magari lo fa anche la bionda col cazzo da negro) la clerica pronuncia juan (mi raccomando quella jota iniziale aspirarla per bene) uàn. è una cosa che veramente mi fa venire la pelle d'oca. n'è. di oca né. finitela voi questa. ah, stavo per dimenticare. un grosso "vaffanculo pezzi di merda" a tutti quelli che mi hanno scritto "ma ci imbrogli e posti roba scritta millenni fa, facendoci credere che sia attuale". apprezzate la composizione invece di speculare su dove si trovino le mie chiappe aulenti.

cocal deriva dal greco

domenica 18 novembre 2007

"passaporto"

"sì"

ha gli occhi stile ipertiroideo, li rotea come un camaleonte e scruta la mia roba

"tutta sua questa roba?"

"tutta"

ancora uno sguardo che sale e poi scende. ripeto

"tutta"

apre il passaporto, sfoglia le pagine. so già cosa stai pensando, tristezza di poliziotto italiano abbronzato. una cappa, una esse finale tanti bagagli.

"attentda un attimo"

chiude la porta dello scompartimento. parla nella ricetrasmittente.

"controllami questo: livorno, otranto..."

esitazione. non ti viene in mente una città con la u, vero?

"...udine, kilo, ancona, salerno"

passano un paio di minuti. quello dall'altra parte dice "negativo", lui riapre la porta, porge il passaporto

"arrivederci"

al tipo slavo che stava nello scompartimento accanto al mio gli hanno fatto le stesse domande tutte le polizie che sono salite su sto treno. solo quelle italiane però. che poi non ho capito quante polizie sono salite. sempre quelle italiane intendo. tipo tre. sarà stata quella di frontiera, quella ferroviaria e quella normale

alla fine blando. non è male sto posto, chiasso. il lago è bello. sono appena entrati in scompartimento individui che non mi ispirano un simpatia particolare. lombardi doc, 50 anni passati, fescion-sobrio. o forse solo sobrio. uno ha un cellulare della nokia, uno della seire N, uno di quelli con mille applicazioni per intendersi. ci attacca le cuffie bianche e si mette ad armeggiare. forse sta ascoltando radio. o forse musica. accanto a me invece si è seduto una donna, ha più di trent'anni e probabilmente anche più di 40, a giudicare dalle mani, ma è una bella donna, si tiene bene. ha una bella pelle. legge un libro, non so cosa, non ho voglia di sbriciare. accanto a lei siede l'amico del cellulare. legge un giornale. ho dato un'occhiata per sapere di che morte dovevo morire nell'eventualità si metesero a discutere di politica. legge il corriere. tiro un sospiro di sollievo, poteva andarmi molto peggio. non so se la donna sia amica del cellulare e del giornale, non mi è chiaro. se non lo è non ho capito checcazzo ci sono venuti a fare tre solo nel mio scompartimento. ho capito che era il primo e che ero solo, ma ce ne erano altri 12 dove potevate andarvi a sedere. quello col giornale si è appena alzato per andare a chiudereuna finestra in corridoio, tirava aria. ha la classica faccia da 50enne italiano con un buon lavoro. ha i pantaloni di tela e una polo lacoste rosa chiaro chiaro.

c'ho un fame che mi mangerei il braciolo del sedile

lunedì 12 novembre 2007

sabato 3 novembre 2007

"Straight to your face, straight to your face, straight to your face with the truth"

come dicono gli hatebreed, dove in questo caso la truth è la suola consumata del mio anfibio numero 47 emmezzo che si infrange fragorosamente, in ordine, contro la faccia del telefonista di telecom e dei tecnici della ditta appaltatrice a cui si rivolge telecom. contro il telefonista perché non è possibile che se chiamo 3 volte per sapere se sono raggiungibile da un fottuto servizio di adsl di merda e ad ogni telefonata mi dicano una cosa diversa: una volta sì, l'altra vvolta no, la terza sì di nuovo. ai tecnici perché ho scoperto qual è l'impedimento che non mi permette di avere una connessione internet celermente: tale impedimento è rappresentato da un' "apparato", che deve essere rimosso fisicamente da uesti tecnici dello stracazzo. ora, non mi chiede cosa cazzo si aun apparato però mi girano i coglioni. il tutto si traduce in un'assenza quasi totale di internet dalla mia inutile vita. il che forse potrebbe anche essere un bene, chissà. questa tastiera mi sta un po' sul cazzo perché la virgola è troppo spostata e premo sempre il punto. non  c'è moltro altro da aggiungere. in questi tre giorni ho mangiato come un porco da ingrasso, più o meno bene. mi sono sentito più volte ispirato, e mi piacerebbe deliziarvi con qualche bell'aneddoto ma veramente in questo momento la maggior parte del sangue è convogliato in zona addominale per digestione (il resto del tempo è convogliato un po' più sotto) quindi non riesco ad avere il cervello sufficientemente ossigenato per comporre.

adieuauou

martedì 2 ottobre 2007

ai pusc mai finger in tu mai ais. alla fine mi ritrovo a scrivere sempre ad ore improbabili. capita anche a voi di prendere appuntamento dal dentista e on segnarvi a che ora sia l'appuntamento? a me capita in continuazione, eccosì domani mattina mi devo svegliare in anticipo rispetto alla tendenza per chiamare in ambulatorio solo per chiedere a che ora è la visita. chiaramente, se scoprirò che alla visita mancano ancora 2 ore, il letto sarà lieto di riabbracciarmi stretto stretto.



peccato non vi possa far sentire facing what what consumes you degli hatebreed (che se non lo aveste capito sono il pallino delle ultime settimane); penso che se tutti li potessero sentire in dolbisurraund con una mazza da baseball nei momenti giusti, il mondo sarebbe un posto migliore. anzi ne sono sicuro.



mi capita spesso di pensare a quando la gente cita pezzi di canzoni senza il contesto strumentale. s è uno scempio, si perde metà del significato. e basta con queste stronzate della poesia del testo di una canzone, pochi cazzi, il testo con la musica sotto è tutta un'altra roba. sì, anche quando si tratta di de andré e pink floyd, maledetti alternativi del cazzo. purtroppo a meno che non vogliate sentire dei rutti osceni di ragazzini che si registrano al concerto di fine anno in palestra, non ho la ciance di proporvi un esempio (oltre all'eclatantissimo finale di doomsayer del post precedente).

perciò mi ritiro

domenica 23 settembre 2007

Your doom awaits you



di là daniel si è addormentato vestito e con la luce accesa. ora russa così forte che lo sento oltre la musica. ascolto gli hatebreed, tanto pet cambiare. doubt me, hate me you're the inspiration I need, questo mi dice il cantante wasp tatuato degli hatebreed. l'altro giorno mi sono svegliato presto per andare dal dottore per farmi dare il certificato per l'attività sportiva. esco, faccio i miei 200 metri, arrivo e trovo la porta chiusa e una vecchia con un foglio appoggiato al muro che si segna gli orari dell'altro dottore, l'indimenticabile oddone sachs. la quale vecchia mi comunica che "oggi c'è sciopero dei medici". sciopero dei medici? oggi? "sì" dice, "l'hanno detto stamattina". dunque il fato mi è avverso. c'è qualcuno che mi vuole male; perché quando lo sciopero dei medici di base è proprio l'unico giorno su 5 in cui ti decidi ad alzarti presto per andare a romperti i coglioni, vuol dire che c'è per forza qualcuno ti vuole male. perché lo sai già che ti romperai i coglioni. perché lo sai già che anche arrivando mezz'ora prima dell'apertura dell'ambulatorio ci saranno già come minimo 7 vecchi prima di te, e sai già che altri 7 ti passeranno davanti perché "devo far solo riceta", mentre la dottoressa visiterà ciascuno dei sette vecchi negli intervalli fra una telefonata ed un altra, perché in quelle due ore di apertura giornaliera il dottore ricevrà una roba tipo 30 telefonate. 40 forse. se sei nella giornata top c'è anche il rappresentante della ditta farmaceutica. e la cosa che più ti fa incazzare, oltre al fatto che ci sono solo gente e novella 2000 da leggere e tu, nella fretta di uscire, ti sei dimenticato di prendere il tuo libro, è che sai già che la tua visita durerà 3 minuti. nessuno chiamerà in quei tre minuti, sarà la visita più rapida degli ultimi 10 anni; nessuna vendetta sugli inermi che vengono dopo di te, a loro va liscia. ma mentre esci dallo studio medico e stai per mettere il piede sul primo scalino, hai la tua ricompensa: a tutti, ai vecchi davanti al portone del dottore 1 ora prima dell'apertura, ai rappresentanti di case farmaceutiche, a novella duemila e a tutti quelli che chiamano durante le visite degli altri, viene un attacco di diarrea spastica. senti l'odore acre della merda sciolta, i gemiti di dolore e il rumore dell sedie spostate dai sussulti che assalgono tutti i presenti nella sala d'aspetto, mentre dal nulla si diffondono a massimo volume gli ultimi trentadue secondi di doomsayer degli hatebreed.

sabato 15 settembre 2007

per tutti quelli che non cantano bella stronza

per tutti quelli che preparano cocteil orribilmente dolci in brocche di plastica ovunque si trovino (non le brocche di plastica, loro stessi)

per tutti quelli che dicono che leggono sempre e non hanno mai lasciato una, dico una sola traccia

per tutti quelli che domani si svegliano alle 9

per tutti quelli, ma direi piuttosto quelle che erano impegnate nel momento giusto. o nel momento sbagliato

per tutti quelli che fanno i preziosi e vorresti tirargli un pungo in faccia

per tutti quelli che parlano del nuovo gruppo emerso dall'andergraund come se li avessero sempre conosciuti

per tutti quelli che scelgono la canzone più orrenda di un gruppo ex andergraund per potersi mostrare alternativi agli occhi dei compagni sadness

per tutti quelli che si alzano a monfalcone per scendere a trieste

per tutti quelli che hanno soldi che escono dal culo e hanno problemi di alcolismo

per tutti quelli che hanno soldi che escono dal culo e hanno problemi di droga

per tutti quelli che "ma guarda che i soldi non fanno la felicità"

per tutti quelli che credono di essere furbi ed invece sono infinitamente tristi

per tutti quelli fatti a pera

per tutti quelli che fanno gli sport estremi per sentire l'adrenalina

per tutti quelli "pecché shta sogiedà dimmerdda mi fa cacare, checciai cinguanda gentesimi per il gucciolo che non mangia daddueggiorni?"

per tutti quelli che cliccano due volte per aprire un link

per tutti quelli che premono tante volte il tasto dell'ascensore credendo che così scenda o salga più velocemente

per tutti quelli che ti fermano dicendoti che sono di un'associazione di extossicodipendenti e che vogliono solo una firma, e poi ti regalano una penna ma quando te ne vai ti prendono per un braccio perdhé "per la penna bisogna fare un'offerta libera"

per tutti quelli che vanno ai raduni di cielle a rimini

per tutti quelli che senti parlare di politica con le frasi copiate dal blog di beppe grillo e dalle iene

per tutti quelli che offrono casa a venezia ma non mettono i fottuti annunci per farsi chiamare

per tutti quelli che si fidano del primo che arriva

per tutti quelli che "guarda, per stavolta faccio un'eccezione"

per tutti quelli che non ascoltano gli hatebreed

per tutti quelli che si comprano i cd di eros ramazzotti

per tutti quelli che scrivono articoli suiggiovani e sono vecchi

per tutti quelli che scrivono articoli suiggiovani e sono vecchi e soprattutto non sanno di quello di cui stanno parlando

per tutti quelli che dicono spinello

per tutti quelli ti fanno alzare dal posto in cui sei seduto in autobus perché ci si vogliono sedere loro anche se l'autobus è vuoto

per tutti quelli, o quelle (vecchie) che si lamentano perchè lo zaino sulla schiena ingombra in autobus

o che lo zaino messo per terra (sempre in autobus) rompe le calze

per tutti quelli (pensionati) che si alzano la mattina alle sette per andare in cimitero con lo stesso autobus in cui salgono 30 ragazzi che vanno a scuola per potersi lamentare del fatto che ci sono troppo ragazzi (con lo zaino) in autobus





codroipo

martedì 24 luglio 2007

l'altro giorno mi alzo presto per andare in municipio con il mio coinquilino: lui doveva farsi la carta di identità per l'erasmus che andrà a fare 12 mesi a venezia (e del quale non ha ancora detto niente a sua madre), io per fare l'abmeldung, cioè dirgli che non abiterò più a colonia da domenica (scorsa). attendiamo mezz'oretta in una sala che sembra un cinema solo che sullo schermo al posto del film c'è una schermata con proiettata una pagina con gli sportelli e il numero che viene chiamato, e ogni volta che cambia il numero fa il suonino di partenza di wuindows. c'era anche il coso per prendere l'acqua, quello da ufficio. altro che uffici italiani. ciononostante non è tutto oro quello che luccica. arrivato il nostro turno entriamo nello stanzone pieno di scrivanie e gi dirigiamo alla postazione 4, credo. ci sediamo. la tipa ci guarda e io le dico "devo fare abmeldung". lei guarda preme un paio di tasti, fa un paio di click. poi mi chiede "perché" e io le spiego che il mio periodo di studio all'estero è finito. alché giustamente lei mi chiede un documento per sapere chi sono e cancellarmi dalle loro liste. io le porgo gentilmente la mia carta di identità greca, che ricordiamo è valida in tutt'europa perché scritta anche in caratteri latini. lei, come tutti quelli che vedono la mia carta di identità greca, guarda perplessa e cerca le informazioni dal lato della fotografia; le idico gentilmente che le informazioni che le servono sono dall'altro lato e che la seconda riga è il mio cognome in latino, mentre la quarta è il mio nome. la nona è la mia data di nascita, a trieste, italia. lei un po' scocciata ficca le informazioni nei camp di ricerca, preme ok. attendiamo qualche secondo. "non esisti nella banca dati". io le dico che è impossibile perché sono venuto a registrarmi a settembre. Alché, cominciando già a borbottare qualcosa sul mio documento, mi ricerca solo per data di nascita. ancora nessun risultato. ci scambiamo qualche battuta e io accenno al fatto che la registrazione la feci con il mio passaporto italiano. lei è su tutte le furie "non è assolutamente possibile che ti registri con un documento e ti sregistri con un altro". io la guardo con le palpebre a metà occhio e il disprezzo e accenno al fatto che quello che ha in mano rimane pur sempre un documento autentico valido in tutta la (fottuta) europa. lei borbotta. fa ancora qualche ricerca (immagino inserendo solo il mio cognome, che sarebbe stata la cosa più logica) e mi trova, mi chiede se il domicilio corrisponde, io le dico di sì. salta fuori inoltre che la tipa che mi aveva registrato a settembre aveva segnato una data di nascita sbagliata, il 25 invece che il 27 maggio. la tipa approfitta per tornare all'attacco, mi dice che come fa lei a sapere che non è sbagliato il mio documento greco e che è giusto quello del passaporto? io non commento nemmeno. lei dice "vabbè, per questa volta passi, pero sappi che questa è una eccezione, non si potrebbe fare senza il tuo passaporto". ma quale eccezione brutta faccia di merda, il mio documento è valido e tu non devi rompere il cazzo. si alza e va a corregere quel che doveva correggere. poi torna e tenta l'ultimo affondo. prende la mia carta di identità e fa "e questa data cos'è?"
"quella è la data di rilascio del documento"
"ma qui c'è solo una data, come faccio a sapere che non è la data di scadenza invece che quella di rilascio? stiamo facendo un eccezione, ricordatelo". potrei perdere tempo a dirle che avrebbe potuto preparsi meglio a fare il suo lavoro dimmerda e sapere che le carte di identità greche non hanno scadenza, ma sarebbe appunto una perdita di tempo.
mi dà il mio pezzo di carta e passa a daniel. lui compila un paio di fogli, consegna nuove foto, firma due pezzi di carta e andiamo. lo so che lei crede di aver vinto. siamo quasi usicti dal municipio quando d'improvviso cambio idea. mi volto e con passo lento e sicuro, mi dirigo verso l'ufficio, entro, lei è seduta là, alla scrivania numero 4. mi avvicino, monto sul tavolo mi calo pantaloni e mutande con una mossa rapida e le lascio una cagata semiliquida sulla tastiera. afferro qualche foglio, documenti moduli immagino, e mi ci spazzo il culo. le getto la carta smerdata addosso. poi sfilo il portafoglio dalla tasca lo apro, prendo la carta di identità e gliela porgo
"puoi andare a denunciarmi con questa, merda"

mercoledì 11 luglio 2007

mancano undici giorni alla mia partenza dalla germania, che non sarà proprio definitiva perché tornerò qualche giorno a riprendere la roba che lascio qui, ed è giunto il tempo di fare un paio di conti, tirare lo somme, fare il punto. qualcuno conosce qualche altra frase fatta, qualche altra ausdruck? comunque no, non ho nessuna intenzione di fare un paio di conti. piuttosto potrei copiare un post che scrissi (questo passato remoto è la più tangibile prova della pessima influenza delle mie amiche napoletane. angela, lo so che prima o poi leggerai: sentiti in colpa) qualche tempo fa, ma non ho voglia di tirarlo fuori dallo zaino.

stanno commercializzando un nuovo cesso negli USA, con un sito da urlo con donnine che ti spiegano quanto sia figo e comodo usare questo nuovo cesso. sostanzialmente è un cesso che quando hai finito di fare i tuoi bisognini (mi vengono in mente le discussioni con i miei coinquilini "io vado al cesso" "vai al cesso in grande o in piccolo?" "in grande" "allora lascia andare prima christoph che deve solo pisciare") ti spara acqua e sapone in figa e buco del culo (o sacchetto e buco del culo, a seconda del sesso. o ambedue, chissà), poi dell'arietta calda ti asciuga "lì sotto". ce ne sono vari modelli. più vai avanti e più la roba diventa techno, mi par di ricordare che le figate dell'ultimo modello (nonché più costoso) fossero per l'appunto l'arietta calda, il telecomando con cui regolare il flusso dell'acqua (a getto continuo, alernato, doccetta, calda, fredda) e la temeperatura dell'aria, la ciambella riscaldata e per finire il coperchio del cesso che si alza quando arrivi (cellula ad infrarossi). quest'ultimo gadget fa sembrare il cesso quasi un cagnolino: ti avvicini, lui spalanca la bocca sperando che tu gli dia un dolcetto come regalo. e tu il dolcetto glielo dai. al cioccolato

mercoledì 13 giugno 2007

Kein Schwanz ist so hart wie das Leben. per chi non ama l'alemanno, la locuzione può essere sommariamente tradotta con "nessun cazzo è tanto duro quanto la vita". il chè tutto sommato è vero. a parte che leggevo su un blog una storia di peni che non si erigono, comunque la succitata frase, rivelatami con un che di sapienza dal mio caro coinquilino daniel mi ha esaltato. passando ad altro, oggi ho avuto il mio classico momento di odio assassino per la ciccia spagna barbara, al corso di tedesco. per l'ennesima volta ha manifestato un comportamento da ritardata 13enne. oggi però due volte in una giornata sola. prima, durante la classica correzione dei compiti, quando teneva il libro a mo di giornale perché siccome non aveva fatto i compiti dentro ci teneva il libricino con le risposte:

I. sei triste

II. possibile che non abbia ancora capito che non gliene fotte a nessuno se non hai fatto i compiti, che per incisio, tralaltro, quelli di oggi erano così cagoni che li potevi fare anche a vista?

III. sei triste

IV. sei triste

V. la vuoi smettere di fare la sfigata? ti prego.

non soddisfatta, qualche tempo dopo ha fatto una scenata perché miguel (mexico) e ryo (japan [da leggere "n'p' ", dove la n' sta per un suono nasale che simile ad uno ja, ma solo pronunciata solo nel naso come anche p', sempre pronunciata nasale con accenno di a. così parlava una mia vecchia compagna di corso sempre giapponese, m's'k' ]) stavano parlando dei cazzi loro invece che fare l'esercizio che ci era appena stato assegnato. zittitili si è voltata verso di me, che nel frattempo tentavo di comprendere con occhi persi il motivo di tale malcontento, cercando approvazione con una di quelle facce a metà tra il sorriso nervoso e il finto fastidio e borbottando qualcosa in spagnolo tipo "tio, no es posible". ho accolto la sua ricerca di consenso sbattendo le palpebre una volta. se avessi potuto mi sarei impiccato seduta stante al sottobanco dalla noia. poi l'ho guardata. credo che la forma dei miei occhi abbia assunto un inclinazione quasi verticale, alla sailor moon, e le ho detto "ma-per-fa-vo-re". lei ha riso. non c'è un cazzo da ridere cogliona. tu e la tua bottiglietta d'acqua di plexiglass comprata da starbucks con il tappone azzurro che si svita. uno di questi giorni ci piscio dentro e poi ti ci spacco la testa. ieri ho incontrato una spagnola strafiga che conosco da un po' (che credo solo tena abbia visto, ma non ne sono sicuro), la quale prima di rinunciare alla mia compagnia per il tedioso corso di tedesco, mi ha chiesto il numero di cellulare. io, che posso vantarmi di essere uno degli unici erasmus a conoscere il proprio numero a memoria, l'ho prontamente dato e mi sono fatto fare un squillo. lei leggiadra se ne va, io faccio per salvare il suo numero in rubrica, vado in automatico. scrivo "raquel gnocca" e poi OK, OK. peccato che non stessi salvando il numero ma stessi inviando un messaggio al quel numero. ho pensato che avrei potuto scriverle un II sms. ma poi ho pensato che non me ne fregava un cazzo. tanto alla fine è vero che è figa. la prossima volta che la vedo le chiedo se ha ricevuto un messaggio criptico da me. sempre che me lo ricordi. boh, è tardi, c'ho sonno. vado a letto.

bah

martedì 29 maggio 2007

lui allunga la mano e si gratta l'america

premio a chi indovina a chi mi sono ispirato per la fra se sopra

io amo i miei capelli, sul serio. è per questo, come molti di voi ben sanno, che ancora non li ho tagliati nonostante siano quasi 8 anni che lo prometto. li amo perché mi affeziono a qualsiasi cosa, anche ai calzini con i buchi, figuriamoci a dei peli che mi invidiano molte donne. quando sono puliti. ad ogni modo avere i capelli lunghi a anche i suoi lati oscuri. come il tempo perso a lavarli e asciugarli, motivo spesso dell'ignavia che mi coglie ogni volta che penso alle due azioni da compiere. il lato più oscuro però, quello che chi ha i capelli corti non può immaginare, e che nemmeno quei poveretti (e quelle poverette) che millantano di avere capelli lunghi perché gli arrivano sotto la spalla (siete dei sad), sono i capelli vaganti. i capelli vaganti, detti più semplicemente capelli che si sono staccati, sono una delle piaghe della bibbia. si infilano dappertutto. in qualunque posto. pensato a un posto, una cosa, un luogo della vostra casa (o del vostro corpo) e state sicuri che lì ci trovere un capello. la mia personale compilescion dei capelli vaganti più fastidiosi è la seguente

4)capelli che si infilano nel taglio del culo mentre ci si lava i cpaelli - sono molto fastidiosi, si vanno ad infilare proprio in mezzo alle chiappe e si palesano nel momento fecale, quando ti accorgi che il tuo amico è aggrappato a qualcosa. ciònonostante sono i più semplici da eliminare: dopo le prime esperienze si imparerà a passarsi un volta in più la mano nel culo durante la doccia. oppure si smette di lavarsi i capelli;

3)i capelli vaganti che si incastrano nella barba - anche questi sono fastidiosi, perché si annodano ai peli della barba e si palesano ad intermittenza rendendo difficile in un primo momento individuare la causa della tensione della peluria sul viso: spesso richiedono lo strappo di alcuni peli di barba come soluzione estrema. ciononostante sono un problema che attanaglia una categoria minoritaria che prevede la presenza di un pizzeto e/o una barba folta nel soggetto;

2)i capelli che si attaccano alle bretelle di vario tipo di differenti tipologie di borse e che solleticano la zona del braccio corrispondente al tricipite, oppure quelli che si incastrano nell maglietta ma che come risultato finale eguagliano i di cui sopra - sono insidiosissimi, poiché per eliminarli bisogna esser dotati di grandi doti fisiche: spesso infatti quando si allunga l'altro braccio per afferrare il capello si compie un movimento che automaticamente sposta il capello reo, rendendo frustrante i tentativi, oltre che facendo apparire il malcaptitato agli occhi degli astanti come un ritardato che si da delle manate addosso alla ricerca di insetti che non esistono. l'irruenza in questo caso raramente dà buoni risultati: per eliminarli biosogna muoversi come un cacciatore, prima circospetti e poi al momento giusto compiere lo scatto finale ed afferrare il capello;

1)nonostante le già tremende tre posizioni precedenti, la posizione numero uno è sicuramente da assegnare alla più temibile delle eventualità, cioè il capello nel calzino. il capello nel calzino generalmente è un capello che o è rimasto per terra dove poi è stato gettato il calzino che verrà successivamente riutilizzato, o più spesso si è infiltrato nel vestiario che è finito in lavatrice e durante la centrifuga si è nascosto nel calzino. il momento in cui ci si accorge della sua esistenza è il peggiore:  quando ci si infila il calzino e si è in ritardo. lo si avverte chiaramente perchè inspiegabilmente va ad infilarsi SEMPRE come una staffa in mezzo a due dita, normalmenteo fra alluce e secondo dito del piede (che è la posizione più accettabile) ma sono stato vittima anche di capelli frail secondo e il terzo o fra il terzo ed il quarto dito del piede. i peggiori. la condizione del ritardo rende impossibile l'estrazione del calzino stesso per operare la rimozione del capello colpevole, con la speranza (già infranta sin dall'inizio) che esso si spezzi. ma il figlio di troia lungo 70 centimetri non si spezza e anzi tira ritmicamente (con la camminata generalmente) in mezzo alle dita. l'unica cosa che irmane da fare e attendere di arrivare a casa per togliersi le calze e porre fine a questo tedio.



è chiaro che riprodurre queste situazioni è impossibile. sono situazioni particolari che si producono dassole, che è possibile conoscere così a fondo solo con l'esperienza, ed io ne ho acquisita tanta in questi anni.

ora vado che è tardi. o presto
"Ich hatte schwierigkeiten"

ma lo vuoi capire che non gliene fotte a nessuno che c'avevi difficoltà a fare quell'esercizio? smettila di giustificarti cazzo, c'avrai 20 anni suonati e ancora senti il bisogno di giustificarti per non aver fatto una frase del cazzo in un esercizio del cazzo in una classe di celebrlesi dove i trequarti delle volte alla domanda "vai avanti con l'esercizio" la risposta è una risata generale e un ghigno in faccia al professore a metà tra l'imbarazzo e la furia omicida?

B A S T A



per coloro che non avessero dimestichezza con a lingua teutonica la frase si può tradurre più o meno "ho avuto difficoltà"

mercoledì 9 maggio 2007

ieri, giornata negra. intanto è tornato il freddo, in secondo luogo pioveva. subito di seguito si piazza la noja nel seguire le lezioni. il quarta posizione il freno della bici che si spezza. al sesto posto io che mi decido infine a comprare il nuovo agognato lettore mp3 dal costo di un rene e il mio bancomat che decide di smettere di funzionare. dopo averlo testato su tipo 5 sportelli diversi ci rinuncio e mi dipingo già scenari apocalittici tipo che mi hanno succhiato tutti i soldi e non ho più una lira. alla fine oggi funzionava e mi sono pigliato qualche soldo, giusto per mangiare. se andata da subway, non prendere lo steak&cheese, non ne vale la pena. però c'è il free refill. oggi la panzona spagnola del mio corso ha fatto la sua relazione sulla distruzione di colonia durante la seconda guerra mondiale. è arrivata piazzadella con il portatile a farci vedere tutte le foto e a parlare. alla fine un powerpoint con i carmina burana di orff oramai sodomizzati in qualsiasi salsa. sento delle urla, non capisco se è qualcuno che scopa da qualche parte. oppure peggio. controllo l'ora. 3.06. se la polizia mi viene a chiedere qualcosa almente so. fatto sta che poi ha fatto anche la modesta dicendo che non sa fare molto bene con il computer. primo: (di nuovo un verso, tipo aaaaah) vattene a fanculo tu che fai le relazioni con il computer in classe superfighe che poi le nostre sembreranno delle merde. secondo: vaffanculo per il powerpoint con i carmina burana. una mia amica sostiene che nel suo studentato, nell'appartamento sopra il suo c'è una tipa che a tutte le ore del giorno e della notte geme stile cantante lyrica per tipo 20 minuti. prima o poi andrò ad appurare. mi suda il culo sulla sedia ma non ho assolutamente cazzi di alzarmi e aprire la finestra, anche perché fuori fa zimella. mi sono appena accorto di avere un coltellaccio lama 30 centimetri sul tavolo. è una delle sette meraviglie di casa nostra. le altre sono il coltello per tritare la cipolla e l'aglio, stile mannaia, il cesso olente, le piante di philipp e daniel che ricreano le atmosfere di nightmare before christmas, la polvere assassina che si spande come il nulla della storia infinita, le piantagioni di muffa nate dai fondini di birra nelle bottiglie di cui la casa è disseminata e il balcone dei barbeque. che d'inverno in realtà è adibito a deposito bottiglie vuote. comunque il nulla della storia infinita mi faceva davvero paura. e poi come lo diceva "il nulla". chissà che altri film ha fatto il bambino sfigato della storia fantastica. però era tops perché suo nonno era il tenente colombo. uno dei miei due coinquilini di è comprato un ukulele. così, perché gli piace l'idea di averne uno. oggi ha cominciato a provare a suonarlo. povero, ha forse le dita più a salsiccia delle mie. il ché considerando la dimensionse del manico dell'ukulele rende l'avventura del mio coinquilino sempre più ardua. questa composizione è spenta, fa cagare. tralaltro non mi ricordo se oggi ho già cagato o meno. ad ogni modo se la risposta è no, vorrà dire che domani mattina ci sarà un bel battesimo nel mio cesso

venerdì 27 aprile 2007

aggiunta delle 3.03

fuori un tipo sbruma a getto. fa dei rumori sinistri. prima il "uoargh" poi il rumore dell'acqua gettata da un secchio. poi di nuovo uoargh e poi di nuovo l'acqua del secchio. mi ritorn'inmente

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yo niggaz. ninete di nuovo sul fronte centro settentrionale. voglio diventare un vero acher. prima però dovrei farmi una vera doccia. chissà se i veri acher si fanno vere doccie. doccia. quando pronuncio questa parola mi torna spesso alla memoria un ricordo. avevo cinque anni ed eravamo a loutraki, io, la mamma, la jo e la livia. loro avevano 10 anni, io 5. mia madre non aveva 10 anni ovviamente, ne aveva già 48. comunque mia sorella e mia cugina dovevano occuparsi di tenermi d'occhio. io avevo la maschera (rigorosamente anni ottanta), i braccioli e delle pinnine arancioni fatte come i piedi delle paperelle. inutile dire che le due fanciulle non mi tennero d'occhio, o io non mi feci tenere d'occhio e me ne andai a sguazzare allegramente qualche centinaio di metri più in là. stancatomi di guardare i pesci sul fondo sassoso, tirai su la testa e mi accorsi con sgomento di non sapere più dove fosse la mamma. la mia conoscenza del greco era ancora ridicola, e comunque in un momento di tale gravità non avrei mai avuto la lucidità di comporre una frase sensata. o forse era perchè avevo 5 anni. scoppiai a piangere. una signora credo giovane, con degli occhiali oscenamente anni ottanta, montatura nera gigantesca, costume nero, mi venne incontro chiedendomi dove era la mia mamma. io risposi che era vicino alla doccia. a dire il vero non ricordo di averle detto "è vicino alla doccia" ma ho stampata nel cervello la sua faccia di cazzo con gli occhiali anni ottanta che mi guarda senza capire e ripete "docha?". sì, doccia faccia di cazzo, doccia. bisogna anche specificare, a dire il vero, che sulla spiaggia c'erano tipo doccie ogni 20 metri, quindi comunque come indicazione sarebbe stata un po' troppo vaga. non so quanto ho vagato piangendo in cerca della mamma. in fin dei conti eravamo in grecia, era impossibile che non ci fosse almeno un gruppo di italiani ogni 35 metri. e così venni raccattato da un gruppo di giovini. non so quanti anni avessero, se mi sforzo potrei dire 30, ma essendo la fine degli anni ottanta sarebbero potuti essere dei 20duenni. fatto sta che mi presero con loro, mi asciugarono con un'asciugamanone, mi diedero una gomma da masticare di quele piatte stile bruclin e partirono alla ricerca della mamma che "stava vicino alla doccia" e "aveva il costume blu". queste le mie precise indicazioni. dopo qualche tempo la mamma comparve come il messia nel suo costume blu (non vorrei dire stronzate ma penso che lo abbia ancora adesso). credo che si incazzò con mia sorella e la livia per avermi perso di vista, ma credo che in realtà sia stata piuttsto colpa mia. i ricordi sono come fotografie, non so quanto effettivamente la vicenda sia durata, nei miei ricordi è durata come un video al rallentatore. nella realtà suppongo che la cosa si sia risolta in 10-15 minuti massimo. ad ogni modo, da quella volta, quando dico doccia, mi ricompare viiolento il fermo immagine sulla faccia della greca che dice "docha". doccia, sì. doccia

venerdì 6 aprile 2007

o la va(gina) o la spacca

oggi internet ha deciso di andare lento. non ho capito per quale motivo ma la cosa mi irrita. avevo veramente voglia di scrivere qualcosa ma non più. o senonaltro non so piu cosa scrivere. prima stavo perdendo tempo su iutub a guardare video di canzoni chemi ricordavano la mia giuventu spensierata in quell'angolo di pace e tranquillita immerso nella natura del nordest che è trieste. era il mio momento di malinconia settimanale. mi era venuto lo stimolo per il post nostalgico, ma siccome il tema malinconico-nostalgico ha caratterizzato gli ultimi 5 post (e considerando che ho scrutto 5 volte da quando sono qui a colonia) pensavo che sarebbe diventato un po' troppo ripetitivo. non vi ho ancora deliziato con nessuna biastima, ma se non mi carica la posta in tempo utile a dio fischieranno le orecchie tanto forte da esplodergli e imbrattare di sangue tutta la casa di nuvole soffici come la panna montata dove abita. con magari qualche pezzo di cervello incastrato nella barba non piu candida ma giallina, unta del pollo arrosto che si e mangiato a cena. squillino le trombe dei serafini dunque. chissa poi come si chiamano gli angeli con le trombe, sono ancora troppo ignorante in fatto di angeli e trombe. mi sto drogando di quel video in cui si congela la birra all'istante. domani mi compro una corona e lo faccio anch'io. ecco. ve conescion es taimed aut. parte il dies irae. o anche die sire, che non vuol dire un cazzo ma fa molto piu effetto. avete presente il dies irae di verdi? se non l'avete presente male. adesso me lo riascolto. e voi riascoltatevelo qua. comunque i primi15 secondi sono impagabili. quello di mozart invece e un po' piu moscino. comunque era proprio con un mio caro amico che si discuteva che senza dubbio la musica classica e metal. ascoltatevi un beethoven a caso e sono sicuro che se siete dei veri intenditori sentirete una rabbia più metal del gruppo più trash metal che abbiate mai sentito. l'altra sera discutevo con un mio amico dell'indifferenza della gente come male originale di tutti i problemi del mondo. che poi sostanzialmente si era ridotto all'ignoranza come male supremo. per quanto fossero discussione su argomenti triti e ritriti, perché non l'ho certo inventato io che l'ingoranza è il male più grande dell'umanità, sono sempre più convinto che l'amato socrate avesse ragione *momento di riflessione socio fiosofica* c'è poco da fare ma è proprio vero che il dialogo è il modo più immediato e efficacie per sviluppare l'idea, più dello scritto *fine momento riflessione filosofica*

mi chiedo che idea possa avere di me un lettore casuale. mi chiedo che idea ho io della gente che scrive e che non conosco. se ciò che scrive mi piace, tendenzialmente non riesco nemmeno ad immaginarmi una sagoma. se quel che leggo mi fa cagare è più facile che lo associ alla faccia di culo di qualcuno che a)mi sta sul cazzo b)mi sta indifferente c)mi sta indifferente ed è unto. l'untezza dell'indifferenza mi schifa più di ogni altra cosa. se non altro non dovrebbe avere difficoltà a capire che sono un maschio. nel frattempo in televisione, su arte che è davvero un bel canale, passano un film di bolliwood, nuovo sembra, ma che sul piano del trash dà tonnellate di merda a shaolin soccer. per i savi che sanno di cosa si tratti shaolin soccer non serviranno altre spiegazioni anche perché potranno solo rimanere basiti nel venire a sapere che esiste qualcosa più trash di shaolin soccer. per i blasfemi che non hanno voluto vedere un film con dei cinesi doppiati da calciatori di serie A analfabeti fra cui del vecchio e mihajvolic, che sembra un esule istriano, fate conto una versione indiana dei power rangers scenicamente più interessante e ricca ma con combattimenti peggiori. il chè di per sè è IMPOSSIBILE. conchiudo qui perché esco

mercoledì 7 marzo 2007

sono distrutto.

ho appena visto l'ultima puntata di oc

l'ultima puntata per sempre

niente più oc. niente. è finito. qualche colpo di scena, qualche flash back, e gli utimi due minuti loro dopo 6 anni. è stato devastante. devo smettere di guardare telefilm. la mia condizione psicologica senza equilibrio non riesce a sostenere questi traumi. è stato molto peggio che l'ultima puntata di doson scric. lì almeno eravamo tutti insieme. qui invece sono solo. solo io l'ho vista. e la mia amica canadese. magari la vedo stasera così piangiamo insieme. a dire il vero era qualche giorno che volevo scrivere qualcosa sull'assurdità della religione e dell'esistenza diddio, stavo pensando ad un metodo non troppo serioso per approcciare la questione. tutto frutto dell'immersione nei libri su diocleziano e l'ultima, grande, sanguinosa persecuzione dei cristiani. povero diocleziano. me lo immagino come un vecchio triste, di quella tristezza che rende spaesati, che lo fa sembrare un bambino che non si capacita del perchè il giocattolo si è rotto, o perché una setta di fanatici si rifiuta categoricamente di bruciare un agnellino sull'altare di giove e conformarsi alle regole del nuovo ordine. tutto è partito da un lontano ricordo, di quando ancora novenne o diecenne mi posi la questione di come uno scienziato potesse credere in dio. o credi in dio o credi alla scienza. non esistono quelle commistioni idiote tipo dio scorreggia e viene il big bang che conosciamo. o dio o la scienza. e non sto parlando del dio cristiano, parlo in generale del concetto monoteista di dio. lo so che in realtà è un discorso infantile sotto certi aspetti (non di certo per quei pazzi di merda dei creazionisti) perché è chiaro che dipende dall'interpetazione che diamo del divino e dei testi sacri. e chiaro che leggere alla lettera la bibbia risulta quasi più divertente e violento che leggere l'iliade (e non vedo tante differenze a dire la verità, da un punto di vista del significato), però e anche vero che si possono intepretare tutti i testi sacri come metafore e darne una diversa visione e non necessariamente negare l'esistenza di dio o della scienza. fatto sta che nel mio mondo di convinzioni eterne o credi nella scienza o credo in dio. oppure riconsociamo tutti che il principio di dio è esclusivamente una necessità dell'uomo di dare fede incondizionata ad un concetto che in realtà non esiste, cioè dio esiste perchè esistono gli uomini, e non viceversa. concetto peraltro già molto chiaro ai filosofi ellenistici. non lo so, non riesco a trovare un senso nel principio di venerare un'entità superiore nella convinzione-speranza che quando crepo non vado a marcire sotto terra divorato dai vermi ma comincia una nuova vita. o credere che ci sia qualcuno da qualche parte che sente in nostri pensieri e che prima o poi ci illuminerà per dimostrarci che esiste veramente e premiare la fede incondizionata che abbiamo posto in esso. ma soprattutto la cerimonialità è una cosa che non sopporto. accettando anche l'opzione che ci sia veramente un entità superiore a noi che deciderà se farci bruciare all'inferno o stare in paradiso (o vivere beati o indifferente), perchè dobbiamo tributargli periodicamente onore con dei riti? ma piuttosto che questa domanda, che è in realtà mal posta, perchè esiste gente che crede che credere in un dio significhi eseguire dei riti? non so perchè ma mi ricorda molto quello che facevamo io e i miei amici quest'anno durante i mondiali: se ero a trieste, si vedeva la partita a casa mia, e se si vedeva la partita a casa mia bisognava comprare la birra e i cornetti algida. rigorosamente algida. e preferibilmente fare la spesa alla coop delle torri. e possibilmente giocare a calcio vero e/o virtuale prima o dopo aver visto la partita, nello stesso giorno. la transustanziazione nel cornetto e nella birra. un rituale. per il destino. tutto questo discorso senza senso e criticabile sotto ogni punto di vista solo per dire che per tutti questi motivi non collegati tra loro io credo nella scienza. e soprattutto così sono riuscito a pensare ad altro nei 15 minuti successivi alla fine dell'ultima puntata di oc. perché lo sapete tutti, i quindici minuti dopo l'ultima puntata di una serie, l'ultima non di una stagione, ma l'ultima per sempre, sono sempre i più difficili. sono i più tragici, quelli che possono anche spingerti al suicidio. dopo del quale, come tutti ben sappiamo, ci sono solo i vermi ad aspettarti

lunedì 19 febbraio 2007

La prima gallina è quella che canta



oggi ultimo giorno di carnevale qui a colonia. è stato divertente, non dirò il contrario. forse un po' rovinato da quest'atmosfera che permeava ogni singolo tedesco; tutti parlavano di questo evento come qualcosa di epocale mai visto prima. ora, non voglio fare l'esagerato dicendo che gente che sbruma e si scopa per strada non sono niente di così sensazionale nè mai visto (ci basta prendere la 20 e scendere al capolinea, no?), però anche sì. diciamo in versione molto più grande. stamattina c'erano anche i carri (davvero tanti, quando me ne sono andato ce n'erano ancora una 50 che non erano nemmeno partiti) e lanciavano un sacco di porcate di cioccolata e affini. ciononstante un po' sad, questi carri dico. ora sto sgranocchiando un qualcosa con cioccolata e riso soffiato. comunque sgranocchiare pernso che sia la parola più frocia degli ultimi 40 anni: mi fa venire in mente quei (tele)film in cui madre e figlio incapaci di recitare (nemmeno da doppiati) si scambiano battute idiote tipo "ti va di sgranocchiare un po' di questo?". sgranocchiami il cazzo



a te piace baciare gli sconosciuti, a me invece piace sputtanarli



mi sono sentito davvero un master quando mi sono dato dassolo la risposta del perchè si dicesse sputtarLI ma parlarNE male. a parte ciò la gran parte dei miei grandi amici qui non apprezza sempre la mia vena polemica. non che polemizzi mai su cose particolarmente importanti, però il gusto di commentare il pessimo abbigliamento di una 40enne sfigata, piuttosto che le improbabili pettinature degli strassenjunge (ragazzi di strada, come canta il crudele rapper tedesco sido). mi correggono come si fa con i bimbi "questo non si dice". se verranno mai a trovarmi le persone giuste, colonia sentirà volare "sbolders!" a non finire



mi riesce difficile, durante un attacco fulminante di diarrah con doglie peggio di un parto, essere sorridente e simpatico



quante volte vi è capitato di rischiare di cagarvi addosso? quante volte vi è capitato, all'improvviso, di essere assaliti da doglie fecali? lo so che almeno una volta nella vita vi è successo. sì, anche a voi donne che non dovete mai cagare o pisciare, ma dovete andare in bagno. un mio caro amico sostiene che le donne non cagano, non pisciano e non scorreggiano, dice che sono esseri differenti rispetto a noi. è mezz'ora che sto pensando ad una conclusione degna, che non rovini tutto con eccessive volgarità, ma non ce la faccia, tutte le idee mi sfuggono dal buco di dietro

giovedì 1 febbraio 2007

boh, porco dio necrofilo

non è che se non posto per un mese mi dovete cacare il cazzo con stronzate tipo che puzzo di cadavere. a parte che puzzo di cadavere sul serio. domani ho un cazzo di esame di tedesco, ma zero cago proprio. oggi vado dal prof per chiederlgi quando mi voleva far fare l'esame per il corso che finisce tipo oggi, arrivo: lui è simpatico. gli faccio "allora  l'esame?"

e lui "ah, non aevavamo ancora deciso la data"

"..."

"allora ti va bene alla fine della prossima settimana?"

---interruzzzzzzione---

è tipo da quando ho messo piede in germania per la prima volta in settembre che non faccio un cazzo

---fine interruzzzzzione---

[squizzo di merda nelle mutande, stringo l'ano e trattengo il resto]

"beh, ecco, sì, comunque, cioè, io sono qui tutto febbrajo, quindi"

"ah. ma quand'è che vai via?"

"ah, sì, in luglio in luglio"

"ah, ma allora abbiamo tutto il tempo che vogliamo, puoi venire sempre, quando sei pronto vieni"

[rilascio l'ano]

"ah beh, allora vengo mercoledì prossimo al colloquio così mi da il nome di un apio di libri su cui prepararmi, no"

"sì sì, va bene. mercoledi dalle non mi ricordo che ora ha detto alle non mi ricordo di nuovo"



la professoressa del corso di tedesco è orrenda. fa proprio cagare, cazzo. ed è pure sposata. usa dei pantaloni, generalmente, orridi, che le fanno il culo a sbonfo-merda e si stringono sulla caviglia che rimane scoperta. ed è un ammasso di ossa e pelle, quando sorride le si ritraggono le labbra (che si ritraggono con qualsiasi movimento diverso dalle stare muta) e mostra dei denti lunghi come una mia falange di dito (e sottolineo una mia, non una normale) come pure un buon centimetro emmezzo di gengiva sanguigna. ha gli occhi azzurri incassati nel cranio e le mani venose come il cazzo di un pornattore. diciamo che mi sta moderatamente indifferente, più che altro ha la mia più grande stima commista a ribrezzo e anche fastidio a dire il vero a causa della sua atarassia. siamo una classe di morti cerebrali cazzo, il lunedì quando ci chiede perchè siamo spenti le dico che è perchè è lunedì, il martedì perchè è martedì. quando fa una domanda su cosa preferiamo fare, se grammatica piuttosto che comprensione o produzione scritta, non vola una mosca, la gente si guarda intorno come stranita, in lontananza si sentono versi di scimmia. ma lei è sempre sorridente. e poi scrive come un cazzo di di (dio)cane con il parkison, ha una specie di alfabeto tutto suo. fa cagare cazzo, cagare. però non si lamenta mai. io se fossi in lei avrei già portato un kalashnikov e ci avrei giustiziati. però a metà lezione c'è la pausa, con il mio buon espresso e il muffin alla cioccolata. quando sono fortunato, l'espresso è un espresso e fa cagare al cazzo. quando sono sfortunato l'espresso è un caffè lungo tedesco (una roba che se te la clisteri nel culo caghi dalla bocca) però versato nella tazzina, cioè una tazza più piccola di caffè tedesco, invece che la tazza da te. almeno ci danno il biscttino gratis. il tipo che fa l'espresso che fa cagare è simpatico, ogni volta che mi vede entrare mi fa l'espresso. o meglio, lo ha fatto fino al giorno (credo di dicembre) in cui sono entrato e non avevo una cazzo di lira, ma niente e mi porge l'espresso tutto sorridente, e io gli faccio che non ho un cazzo di soldo e mi spiace. alla fine prima di andarmene a lezione me l'ha offerto. l'altra notte ho trovato un tavolo per strada e me lo sono portato in spalla a casa. in realtà erano tipo solo 50 metri e il tavolo era leggero, però fanculo, ci sta perfettamente in camera mia. è già ricoperto di merda e bottiglie di birra. sapete che il supermercato sotto casa mia è aperto fino alle 10? adesso potrei andarmi a comprare qualcosa da mangiare, ma non ho cazzi. del resto non ho cazzi di cucinarmi la pasta che volevo cucinarmi. ma la cucinerò

codroipo