giovedì 21 maggio 2009

de tettibus culibusque in tempo aestivo/Περί τέττας τε κόλους εν θέρω


trascorro la mia vita principalmente di fronte al computer. probabilmente sono abbronzato in faccia per la luce dello schermo. sto al computer quando sono in biblioteca e sto al computer quando sono a casa, e siccome la mia vita si divide fra biblioteca e casa non rimane molto altro. solo quando esco non sto al computer. ah, e nemmeno quando sono al cesso, ma solo perché il mio portatile in realtà non è portatile ed è pieno di cavi attaccati in tutti buchi. ovviamente stavo dando un'occhiata a checcazzo stessi facendo nei maggi degli anni passati. al maggio del duemilasette, credo, risale uno dei miei masterpiece, il post sui capelli. ora ormai produco solo sudore e veleno. ad ogni modo la spinta artistica per questa composizione di maggio mi era giunta come prepotente risposta ormonale alla nuda carne che vedo in giro, passeggiando per le assolate e afose della capitale felsinea. tette e culi, come si diceva sopra. se qualche filologo greco o latino stesse leggendo e avesse qualcosa da ridire sul mio personale uso dei casi nelle suddette lingue: non mi cagare il cazzo. si diceva quindi tette e culi. sono dappertutto. tette piccole e grandi, scure e chiare, morbide e dure, strizzate o senza reggiseno, sfuggenti o sode. e i culi. i culi grandi, piccoli, sodi, flosci, divergenti, piatti, sporgenti. dopo tanti anni basta un'occhiata rapida ed impercettibile per stabilire se uno paio di tette o un culo siano degni di attenzione. prima di tutto bisogna imparare a guardare: la prima percezioni infatti non avverrà per visione diretta ma grazie alla visione periferica e questa è una nozione valida soprattutto per le tette. il punto su cui focalizzarsi dipende ovviamente dalla distanza del soggetto. se il soggetto è sufficientemente distante non ce bisogno di inquadrare una parte specifica del corpo, si ha una visione complessiva sufficiente a comprendere se l'elemento sia di interesse o meno. le cose si fanno più difficoltose con il diminuire delle distanza. quando il soggetto è ad una distanza da cui è in grado di percepire il vostro sguardo, è importante concetrarsi in una zona inesistente fra il naso e l'attaccatura delle clavicole allo sterno. in questa maniera si potrà avere una visione sufficientemente dettagliata del prodotto desiderato riuscendo al contempo a controllare il viso del soggetto. l'osservatore di grande esperienza poi, sarà in grado di compiere questa operazione guardando il soggetto negli occhi .

sul fronte opposto è evidente che l'osservazione dei culi presenta, se non meno, diverse problematiche da affrontare. se da un lato è vero che, non avendo gli essere umani fisicamente gli occhi dietro alla testa, ciò non significa che lo sguardo non sia percettibile. questo riguarda soprattutto quando il soggetto è il movimento in direzione opposta rispetto al punto dove vi trovate o, eventualmente, all direzione in cui state andando. l'osservatore navigato spesso potrà decretare già da davanti se un culo possa suscitare qualche interesse (il discorso vale, parzialmente ed in maniera decisamente più complicata, anche per le tette); il dilettante dovrà innanzitutto cercare di esercitarsi in questa identificazione frontale. in secondo luogo dovrà evitare nella maniera più assoluta la nota mossa "aspetto che passi e mi giro", preferendo piuttosto la "visione laterale culare", che consiste nel dare una breve occhiata, cercando di voltare il meno possibile la testa, al profilo del culo. se il culo dovesse rivelarsi di un certo interesse allora, con la massima cautela e fingendo ad esempio di guardare qualcosa attaccato al muro, o se l'autobus sta arrivando o qualsiasi altra cosa, purché appaia il più naturale possibile. la naturalezza dei movimenti è la chiave del successo, la naturalezza e la visione periferica. agli stolti che penseranno che questo sia un discorso idiota perché basta aspettare cinque metri e girarsi senza tanti problemi, risponderò che facendo ciò, renderemo tutta la strada consapevole di quanto stiamo facendo. ciò non rappresenta un problema per il fatto che l'atto di osservare sia riprovevole, ma perché altrimenti tale nobile arte perderebbe di significato, come se di un film si vedesse direttamente il bacio finale, dopo che il personaggio femminile e quello maschile sono appena stati presentati come antagonisti.

una menzione particolare merita lo svolgimento di suddette attività nelle biblioteche. da un lato la posizione ferma permette di avere un controllo più efficiente dell'area, dall'altro però deve essere adoperata una maggiore attenzione alle tecniche di osservazione e soprattutto di comunicazione con i propri compagni: questa deve avvenire sempre in maniera molto discreta, dovrebbe bastare uno sguardo od una parola, mai seguito da una risata od un sorriso, ma piuttosto da una faccia atona, palpebra a mezz'asta alla ricerca del soggetto appena suggerito.

per oggi termino qui, è giunta la mia ora