mercoledì 7 marzo 2007

sono distrutto.

ho appena visto l'ultima puntata di oc

l'ultima puntata per sempre

niente più oc. niente. è finito. qualche colpo di scena, qualche flash back, e gli utimi due minuti loro dopo 6 anni. è stato devastante. devo smettere di guardare telefilm. la mia condizione psicologica senza equilibrio non riesce a sostenere questi traumi. è stato molto peggio che l'ultima puntata di doson scric. lì almeno eravamo tutti insieme. qui invece sono solo. solo io l'ho vista. e la mia amica canadese. magari la vedo stasera così piangiamo insieme. a dire il vero era qualche giorno che volevo scrivere qualcosa sull'assurdità della religione e dell'esistenza diddio, stavo pensando ad un metodo non troppo serioso per approcciare la questione. tutto frutto dell'immersione nei libri su diocleziano e l'ultima, grande, sanguinosa persecuzione dei cristiani. povero diocleziano. me lo immagino come un vecchio triste, di quella tristezza che rende spaesati, che lo fa sembrare un bambino che non si capacita del perchè il giocattolo si è rotto, o perché una setta di fanatici si rifiuta categoricamente di bruciare un agnellino sull'altare di giove e conformarsi alle regole del nuovo ordine. tutto è partito da un lontano ricordo, di quando ancora novenne o diecenne mi posi la questione di come uno scienziato potesse credere in dio. o credi in dio o credi alla scienza. non esistono quelle commistioni idiote tipo dio scorreggia e viene il big bang che conosciamo. o dio o la scienza. e non sto parlando del dio cristiano, parlo in generale del concetto monoteista di dio. lo so che in realtà è un discorso infantile sotto certi aspetti (non di certo per quei pazzi di merda dei creazionisti) perché è chiaro che dipende dall'interpetazione che diamo del divino e dei testi sacri. e chiaro che leggere alla lettera la bibbia risulta quasi più divertente e violento che leggere l'iliade (e non vedo tante differenze a dire la verità, da un punto di vista del significato), però e anche vero che si possono intepretare tutti i testi sacri come metafore e darne una diversa visione e non necessariamente negare l'esistenza di dio o della scienza. fatto sta che nel mio mondo di convinzioni eterne o credi nella scienza o credo in dio. oppure riconsociamo tutti che il principio di dio è esclusivamente una necessità dell'uomo di dare fede incondizionata ad un concetto che in realtà non esiste, cioè dio esiste perchè esistono gli uomini, e non viceversa. concetto peraltro già molto chiaro ai filosofi ellenistici. non lo so, non riesco a trovare un senso nel principio di venerare un'entità superiore nella convinzione-speranza che quando crepo non vado a marcire sotto terra divorato dai vermi ma comincia una nuova vita. o credere che ci sia qualcuno da qualche parte che sente in nostri pensieri e che prima o poi ci illuminerà per dimostrarci che esiste veramente e premiare la fede incondizionata che abbiamo posto in esso. ma soprattutto la cerimonialità è una cosa che non sopporto. accettando anche l'opzione che ci sia veramente un entità superiore a noi che deciderà se farci bruciare all'inferno o stare in paradiso (o vivere beati o indifferente), perchè dobbiamo tributargli periodicamente onore con dei riti? ma piuttosto che questa domanda, che è in realtà mal posta, perchè esiste gente che crede che credere in un dio significhi eseguire dei riti? non so perchè ma mi ricorda molto quello che facevamo io e i miei amici quest'anno durante i mondiali: se ero a trieste, si vedeva la partita a casa mia, e se si vedeva la partita a casa mia bisognava comprare la birra e i cornetti algida. rigorosamente algida. e preferibilmente fare la spesa alla coop delle torri. e possibilmente giocare a calcio vero e/o virtuale prima o dopo aver visto la partita, nello stesso giorno. la transustanziazione nel cornetto e nella birra. un rituale. per il destino. tutto questo discorso senza senso e criticabile sotto ogni punto di vista solo per dire che per tutti questi motivi non collegati tra loro io credo nella scienza. e soprattutto così sono riuscito a pensare ad altro nei 15 minuti successivi alla fine dell'ultima puntata di oc. perché lo sapete tutti, i quindici minuti dopo l'ultima puntata di una serie, l'ultima non di una stagione, ma l'ultima per sempre, sono sempre i più difficili. sono i più tragici, quelli che possono anche spingerti al suicidio. dopo del quale, come tutti ben sappiamo, ci sono solo i vermi ad aspettarti